La logistica, volano della ripresa economica

Nel post di oggi parliamo della logistica come attore fondamentale della ripresa economica.
La logistica rappresenta la parte operativa del mercato, gestendo le giacenze delle merci e la loro distribuzione ai consumatori.
Di conseguenza la catena distributiva è quella che più di ogni altro settore percepisce le variazioni della congiuntura economica, riducendo drasticamente i suoi volumi nei momenti di stasi dei mercati, e viceversa registrando grandi e repentini aumenti in concomitanza dei momenti di crescita economica.

Si tratta di un fenomeno che si registra anche in coincidenza dei momenti di massima attività commerciale durante l’anno, primo fra tutti il Natale, oltre che in quelli di lancio di prodotti sul mercato, o al cambio delle stagionalità.

Di seguito trovate il link a un interessantissimo articolo di Federico Rampini, giornalista e corrispondente de La Repubblica dall’estremo oriente e dall’America, che racconta, in termini stupefatti, della visita al gigantesco hub americano della più famosa multinazionale attiva nella logistica, FedEx.

Per raccontare quanto la visita a uno dei cuori pulsanti della logistica mondiale possa dare il polso, visivamente e fisicamente, dello stato di salute dell’economia su scala globale.


Buona lettura e… buona logistica!

Gestione delle scorte: costi e benefici

La problematica della gestione delle scorte fa parte del controllo del flusso e degli accumuli intermedi delle merci all'interno del processo distributivo. Gestire le scorte significa porsi un obiettivo duplice, le cui facce si pongono in contraddizione: da un lato si ricerca la minimizzazione del costo di mantenimento a magazzino dei materiali, dall’altro si deve garantire al tempo stesso la necessaria regolarità di funzionamento alla filiera distributiva.

A scorte basse corrisponderà un costo minore, ma anche possibili irregolarità di erogazione delle merci lungo la filiera; viceversa, a scorte alte corrisponderà un maggiore costo di mantenimento ma anche una riduzione delle discontinuità di attraversamento del processo logistico da parte della merce.
Questo perché i costi e i benefici di tenuta scorte sono i seguenti.

Costi
Costo finanziario: acquistare scorte significa “congelare” denaro in esistenze di materiali, che possono essere riconvertite in denaro solo nel momento in cui il mercato le richiede: c’è dunque un possibile “mancato guadagno” derivante dalla non utilizzabilità alternativa della liquidità investita in scorte, e addirittura può esserci un indebitamento per il pagamento dei fornitori, che genera interessi passivi.
Costo operativo: maggiore è la quantità di materiale che si tiene a scorta, maggiori sono le infrastrutture necessarie per gestire la scorta stessa: magazzini per lo stoccaggio, impianti e mezzi di movimentazione per la gestione quotidiana dei materiali. Inoltre, in caso di sovra-saturazione fisica dei magazzini, l’eccedenza di materiali si tramuta anche in costi operativi aggiuntivi, dovuti alle continue movimentazioni dei materiali per l’handling quotidiano, e all’aumento della possibilità di errori.

Benefici
Disponibilità delle merci: scorte elevate garantiscono la disponibilità delle merci per la vendita ai clienti, fattore decisivo in molti settori (tipico il caso del canale Retail, in cui la differenza tra un rivenditore e l’altro risiede spesso nella disponibilità immediata dei beni). Avere scorte elevate, inoltre, “nasconde” le irregolarità di funzionamento della catena distributiva, facendo percepire al mercato una logistica fluida e senza scossoni.
Minori costi di acquisto: acquistare grossi lotti di merci garantisce solitamente un prezzo unitario di acquisto inferiore. Per questo si procede spesso ai cosiddetti acquisti speculativi, ove la quantità (e il prezzo di acquisto) non rispondono a criteri logistici, ma a criteri commerciali.

Torneremo presto a parlare di scorte.

Buona logistica!

Misurare la produttività logistica

Una necessità fondamentale per le aziende è quella di misurare l’efficienza dei processi produttivi, interni ed esterni all’azienda stessa.
Anche per le operazioni logistiche, questa necessità deve essere soddisfatta, relativamente alle attività interne e a quelle esterne al magazzino.

Occorre quindi definire dei parametri di produttività logistica, che mostrino in maniera chiara e completa il livello di efficienza presente nella gestione della catena logistica.
Per produttività si deve intendere la misura dell'efficienza di utilizzo delle risorse logistiche: magazzini, attrezzature, uomini, sistemi, automezzi.
Di seguito una lista degli indicatori maggiormente utilizzati, e maggiormente indicativi, per il monitoraggio delle attività logistiche, di magazzinaggio e di trasporto.

Attività di magazzinaggio
Nell’ambito del magazzino, i parametri fondamentali sono quelli di:
- produttività delle operazioni: misurata generalmente in righe/giorno o righe/ora uomo, definiscono la resa della manodopera di magazzino, per il ricevimento merci, lo stoccaggio e la preparazione degli ordini;
- saturazione del magazzino: rappresenta la % di occupazione dei volumi disponibili a magazzino da parte delle merci; più è vicina al 100%, più ci si trova in una situazione di sfruttamento ottimale della capacità statica di stoccaggio del magazzino; se supera il 100%, ci troviamo in una situazione di sovra-saturazione, che può provocare inefficienze operative anche gravi e costose;
- rotazione del magazzino: indica quante volte, in valore, un magazzino “gira” in un anno; il reciproco indica la durata media di giacenza delle merci in magazzino; per ridurre le immobilizzazioni finanziarie e evitare obsolescenze, è opportuno che la durata media di giacenza sia la minore possibile.

Attività di trasporto
Nell’ambito del trasporto, gli indicatori possono essere molto vari, ma tutti riconducibili ad un concetto fondamentale:
- costo unitario del trasporto: indica quante risorse economiche sono assorbite per la consegna dell’unità di valore di merce (per esempio, per ogni euro di valore consegnato, il trasporto assorbe 10 centesimi: il costo unitario di trasporto è pari al 10% del valore trasportato).


Il compito del gestore della logistica è di analizzare lo stato della propria catena logistica, e di elaborare innovazioni e soluzioni che permettano di ottenere miglioramenti dei diversi indicatori di produttività.

Torneremo di nuovo sul tema della misura della produttività nell’ambito della catena logistica.

Buona logistica!

La gestione delle scorte durante la crisi

In questi ultimi mesi abbiamo tutti sentito parlare di crisi e di ricette per passarla indenne.
Le aziende si sono mosse per trovare, spesso da sole, le contromisure gestionali da opporre alla congiuntura, dal punto di vista commerciale, di gestione della produzione, degli acquisti, e anche della logistica.

Oltre ai costi logistici correnti (operatività dei magazzini, trasporti), una spesso elevata voce di costo della funzione logistica di molte aziende, commerciali o manifatturiere, risiede nel costo delle scorte.

Avere scorte elevate produce costi operativi (maggiori movimentazioni) e costi finanziari (congelamento di liquidità sotto forma di materiali a scorta). Nel periodo di crisi i costi operativi possono essere gestiti e fatti calare intervenendo sulla flessibilità del personale e delle attrezzature di magazzino. I costi delle scorte sono gestibili con maggiore difficoltà, dato che, nel momento di crisi del mercato, si assiste a una stagnazione delle vendite, con conseguente accumulo di scorte di materiali, se non si interviene tempestivamente.

Occorre considerare il magazzino, e la logistica in generale, con una logica di flusso. Considerare tutti i momenti di transito e i luoghi di stoccaggio come parti di un flusso di merci, che si muove e a volte si ferma in attesa del movimento successivo. Quindi, in un momento in cui il mercato assorbe minori volumi, occorrerà ridurre anche la portata degli approvvigionamenti, per non correre il rischio di sovra-saturare i magazzini.
Dunque in generale, nel momento di crisi occorre di solito ridurre le scorte, per ridurre il capitale circolante, ridurre i rischi di obsolescenza della merce ed evitare extra-costi operativi causati dalla eccessiva saturazione del magazzino.

Ci sono però delle eccezioni: riguardano le scorte di merci (prodotti finiti e semilavorati) di diretta derivazione dalle materie prime, e il cui costo di acquisto, nei momenti di crisi, si riduce proprio a causa della stagnazione dei mercati.
In pratica, se si ha liquidità finanziaria adeguata, il momento di crisi può diventare quello in cui sfruttare il calo dei prezzi sui mercati, effettuando acquisti speculativi, mettendo in pratica acquisti consistenti a prezzi unitari minori, ottenendo quindi delle economie importanti. E’ importante che le materie acquistate in questi momenti, però, non abbiano periodi di obsolescenza brevi, poiché in caso contrario il risparmio ottenuto con l’acquisto speculativo sarebbe annullato dalla lentezza di assorbimento dei materiali da parte del mercato, provocando appunto l’obsolescenza delle merci e quindi una perdita finanziaria secca.

Approfondiremo ancora il tema della gestione delle scorte.

Buona logistica!