Analizzare un sistema logistico – seconda parte

Nella prima parte abbiamo visto la distinzione tra i due rami della logistica, quello ascendente (dal produttore al consumatore, detto Logistica Distributiva), e quello discendente (dal consumatore al produttore, detto Reverse Logistic o logistica inversa).
Entrambi i rami logistici possono poi essere costituiti secondo diversi modelli, che si riconducono a due concetti di base: la rete logistica centralizzata e la rete logistica distribuita.

Questi modelli differiscono per la struttura di base, e per la differente collocazione degli investimenti e dei costi. Li vediamo più nel dettaglio.

La rete centralizzata
Essa è basata sull’esistenza di un unico magazzino (detto in genere CeDis, ossia Centro Distributivo), che svolge la totalità delle attività di manipolazione delle merci, escluso il trasporto.
Quindi esso:
- riceve la totalità delle merci che verrà poi distribuita nei punti vendita o ai clienti finali;
- provvede alla loro tenuta in stoccaggio;
- provvede alla lavorazione delle merci (controllo qualità, prelievo, imballo, kitting – cioè allestimento di kit o confezioni multi-prodotto come ad esempio cofanetti, raccolte, ecc, in base alle esigenze commerciali);
- provvede alla spedizione delle merci caricandole sugli automezzi in partenza.

Le destinazioni delle spedizioni possono essere i clienti finali, oppure i punti vendita, come negozi di proprietà, una rete in franchising, o negozi cosiddetti retail (ossia negozi per vendita al dettaglio multimarca).

Nel caso della rete centralizzata l’unico magazzino esistente richiede una rete di trasporto molto efficace. Infatti la minore diffusione di magazzini sul territorio aumenta le prestazioni richieste al servizio di trasporto. Esso infatti deve ovviare alle maggiori distanze esistenti tra il magazzino di partenza e il punto di consegna finale della merce. Di conseguenza, con una rete centralizzata, hanno maggiore incidenza gli investimenti e i costi di trasporto, e minore quelle legate al magazzinaggio e ai costi di tenuta delle scorte.

La rete distribuita
Essa prevede la presenza di più magazzini, in coordinamento reciproco, che servono la rete commerciale.
Spesso può esistere una gerarchia tra diversi magazzini, che ne fa prevalere uno sugli altri, ma nella sostanza, la presenza di stock di merci su tutti i magazzini, mantiene tali reti nella categoria della logistica su rete distribuita.
Questo caso è poco frequente nella reverse logistic, che fa generalmente capo a un unico magazzino di rientro, a causa dei volumi spesso ridotti legati a questa tipologia di logistica, che non giustificano magazzini più numerosi.

Nel caso della rete distribuita, ogni magazzino provvede autonomamente all’approvvigionamento, allo stoccaggio, alla lavorazione e alla spedizione dei prodotti nell’area geografica di sua competenza. Questo permette di avere la disponibilità del prodotto più vicina al luogo di utilizzo finale, e quindi di caricare meno la fase del trasporto.

In caso di esistenza di punti di transito, in cui avvengono solo operazioni di smistamento delle merci, senza presenza costante di stock di merci, la rete non è di tipo distribuito, ma centralizzato.
Dunque la differenza tra le due risiede nel fatto che, nella rete centralizzata lo stock di merci è concentrato nel CeDis, in quella distribuita è spalmata sui magazzini territoriali (primari o secondari).

Buona logistica!

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